Recioto dimenticato

Prima di svelarvi il contenuto principale dell’articolo, lasciatemi parlare un po’ del Recioto della Valpolicella. Come non amarlo? Squisitamente dolce e di una morbidezza a dir poco elegante.

Il nome (mi viene in mente subito come lo pronuncia un mio caro amico veronese; da trevigiana, credo mi risulterà sempre difficile dargli la stessa adeguata cantilena) deriva dalla parte di grappolo utilizzata per la vinificazione: recioto da “orecchio”, ossia la sezione del grappolo più in alto, in cui gli acini – maggiormente esposti al sole rispetto agli altri – maturano per primi. L’operazione fondamentale durante la produzione del recioto, oltre alla voluta disidratazione ulteriore degli acini per aumentare il contenuto zuccherino, è il blocco anticipato della fermentazione che comporta una parziale trasformazione dello zucchero in alcol. Pertanto, il residuo zuccherino è superiore a quello di altri suoi “colleghi” e, per tale motivo, risulta più abboccato.

Ora che in due parole vi ho presentato una delle DOCG del Veneto, è giunto il momento di raccontarvi la storia che ha dato il titolo a questo articolo.
Nella prima metà del 1900, in una cantina della Valpolicella numerose botti custodivano gelosamente il Recioto in invecchiamento, a fermentazione già interrotta. A distanza di tempo, il capo cantiniere scoprì che una di quelle botti era rimasta inconsapevolmente dimenticata da tutti. Appena ne assaggiò il contenuto per verificarne lo stato, percepì un gusto molto meno dolce del familiare sentore caratteristico del Recioto ed esclamò: “Ma è un Amarone!”. I lieviti avevano continuato ad agire indisturbati convertendo lo zucchero in alcol all’insaputa di tutti; infatti il vino era diventato secco, tutto il residuo zuccherino aveva composto la percentuale di alcol cosiddetto svolto.

Così l’Amarone della Valpolicella acquisì gradualmente fama e importanza, tanto da costituire uno dei migliori biglietti da visita della provincia di Verona con produzioni realizzate in 19 comuni del capoluogo. Come alcuni già sapranno, sarebbe stato poi inserito anch’esso tra le DOCG del Veneto.